venerdì 27 gennaio 2012

La via di mezzo.



Un Ashram e' la residenza del guru e della comunita' religiosa che ci orbita attorno. Amritapuri e' la residenza di Amma, una piccola donna dal grande cuore, che spende la propria vita abbracciando e confortando il prossimo, tra impegni caritatevoli ed umanitari di altissima rilevanza e discorsi ai potenti e alle masse (ha parlato anche alle Nazioni Unite) su quanto sia basilare l'amore incondizionato per se stessi ed il prossimo. L'Ashram di Amma e' qualcosa di spettacolare, la quantita' di persone di tutte le nazionalita' che lo affolla lascia interdetti, l'organizzazione e' metodica.
Il complesso e' costituito dal tempio, un salone con palco e balconate, fulcro dell'attivita' direttiva e spirituale, affollato di uffici nei quali i volontari si affannano affinche' tutto si muova senza incepparsi, da diversi edifici residenziali, palazzoni alti e gremiti i stanzette che vengono assegnate ai visitatori o vendute a coloro i quali desiderano risiedere all'Ashram, un'immenso auditorium di recente costruzione per gli eventi piu' affollati, le varie mense, indiana base, indiana su ordinazione, occidentale base e su ordinazione, vari chioschi dove aquistare oggetti vari, cibo, vestiti appropriati al codice dell'Ashram o tradizionali, frutta fresca, e poi varie strutture adiacenti, le cucine, un centro di ricerca ayurvedico con annesso ospedale, varie strutture scolastiche e i capannoni per il riciclaggio e il composting. A poca distanza c'e' anche una fattoria dove vengono coltivati gli ortaggi per il fabisogno del complesso, in modo biologico e naturale.

Quando si arriva la prima cosa da fare e' registrarsi e farsi assegnare un allogio, dopo di che se ci si ferma per piu' di un giorno occorre iscriversi al Seva, ovvero un volontariato al quale si dedicno almeno 2 ore giornaliere. Le mansioni sono varie, e coprono tutte le attivita' che permettono il funzionamento della comunita', che si basa interamente su questo sistema. Fatto questo si puo' partecipare ad un incontro di orientamento, nel quale viene spiegato il senso di tutto, vengono illustrate le norme da seguire e viene mostrato l'Ashram, in modo da capire come muoversi. 

Poi si e' finalmente liberi di assaporare l'atmosfera indaffarta ma pacifica, finemente organizzata e l'ambiente pulito, che e' cosa gradita in India.
La prima cosa che colpisce sono i visi delle persone. Ci sono tantissimi occidentali, famiglie con bambini, persone sole e gruppi di amici, indiani, studenti e studentesse con le classiche divise tradizionali che adoro, colori pastello e lunghi scialli di tessuti leggeri che svolazzano sui punjabi delle ragazze, tutte con capelli corvini lunghissimi e ben curati, trattenuti in code o treccie. Tutti con il cartellino di riconoscimento ad indentificarli come studenti delle universita' o delle superiori dell'Ashram. Ebbene su tutti i volti si legge rilassamento e leggerezza, allegria. Certo poi per una parte di quelle persone e' solo una presunzione, un tentativo di uniformarsi, di apparire piu' beati degli altri. Inutile dire che questi invasamenti riguardano solo gli occidentali.

Tornando a me ho preso il mio Seva, e insieme a Jens mi sono iscritto per il composting, ovvero il trattamento di tutte le sostanze organiche di scarto, cosi' da trasformarle in concime da usare alla Tulasi Farm, la fattoria dell'Ashram. Senz'altro danno un ottimo esempio di sostenibilita'.
Questo volontariato oltre alla funzione pratica ha anche una funzione spirituale, e' il cosi' detto Karma Yoga, e fa parte della filosofia dell'impegno disinteressato per gli altri. Ovvero lavorare duramente, senza aspettarsi niente in cambio, ripagati solo dalla consapevolezza di farlo per il prossimo. Questo, unito con le altre attivita' spirituali, come la meditazione, la recitazione dei nomi sacri della Dea (sono 1000!), la recitazione dei 300 nomi di Amma, il canto della sillaba divina OM - la vibrazione che permea l'universo, il canto delle preghiere tradizionali, la Puja, lo Ata Yoga, i vari workshop offerti dai volontari, e ce ne sono davvero tanti, dal potere della risata a corsi artistici a seminari sulle piu' sconosciute discipline orientali, costituiscono la "Middle way", la via di mezzo, ovvero la filosofia che Amma insegna. Secondo questa filosofia per raggiungere l'elevazione dello spirito e' necessario un costante equilibrio tra fisico e non fisico, il lavoro, l'apprendimento da una parte, la meditazione e la preghiera dall'altra. La completa dedizione, la devozione sfrenata, la privazione e l'annullamento della persona fisica per il raggiungimento dell'illuminazione non sono la via giusta per la quasi totalita' delle persone. Ma nonostante questo taluni sembrano non capirlo, e per gli invasati occidentali di cui parlavo avvolte il compiacimento del guru, con azioni e comportamenti non richiesti, sembra essere un'ossessione. La via di mezzo per molti e' un concetto oscuro, che come direbbe il mio simpaticissimo nuovo amico Saresh...

It's in the space between the "here" and "now". Nowhere

Un simpatico ed arguto gioco di parole.

Alla prossima, con nuove sulla vita all'Ashram e sul perche' me ne vado via prima del tempo, tornando alle spiaggie turistiche! Chalo!

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