martedì 31 gennaio 2012

Chill Out Night


Video che ho fatto ieri sera in un locale a Varkala, alle 2 di notte! Best place ever!

In&Out

Ho parlato dell'Ashram in generale, le attivita', gli impegni, qualche impressione. Ma voglio approfondire e raccontare qualcosa di piu'.
Le persone che si accostano a un culto qualsiasi, per la maggior parte a mio parere, lo fanno per un'insicurezza, un bisogno di rassicurazione che non sono in grado di soddisfare autonomamente. Esiste poi una minoranza composta di persone semplicemente curiose e realmente interessate ad approfondire culture e filosofie diverse, e queste generalmente sono quelle che danno piu' soddisfazione quando le si incontra, quelle che ti fanno sentire piu' "ricco" dopo una discussione, qualsiasi sia l'argomento. Un luogo come Amritapuri ovviamente attira entrambi i tipi. E cosi' capita di incontrare personaggi come Christo, un signore bulgaro che presumo sia sulla sessantina, con la corporatura, l'espressione e la barba di un Babbo Natale della pubblicita' Coca-Cola, se non fosse per un turbante arancione che porta ben stretto sulla testa, adornato di ninnoli e pendenti, una lunga veste tradizionale indiana e sandali di cuoio consumati. Una persona gioviale, che si esprime lentamente, senza fretta, facendo lunghe pause e mischiando tre lingue, italiano francese e inglese. Dopo cinque minuti insieme la discussione si e' subito assestata sul concetto di "Dio" e divinita'. Il mio agnosticismo non e' stato minimamente scalfito data la debolezza delle argomentazioni ma, nonostante tutto ne sono uscito sereno e felice, perche' consapevole di aver incontrato un personaggio come ce ne sono forse 1000 sulla terra. 
Capita anche di incontrare persone povere di spirito, annebbiate dai loro fanatismi e preconcetti, ma e' la natura umana quella di attaccarsi e fare propri argomenti limitati, anche positivi, ma che vengono difesi turandosi occhi bocca e orecchie, arrivando a disprezzare il resto. 

Per fortuna esiste una buona parte di persone che sono veramente sincere in quello che fanno, lo fanno felici, sono aperte alle idee altrui, provano a comprenderle, poi scelgono se condividerle o meno ma con rispetto. Queste sono le persone che fanno bene al mondo e sono le persone con cui voglio avere a che fare.

Passando ad altro, nei miei giorni all'Ashram ho avuto modo di pensare molto, e mi sono reso conto che non e' ancora, o non e' piu' il momento per me di accostarmi a situazioni che involvono nella ricerca spirituale, non in questo modo almeno. Non ora. 

Quindi, con questa nuova consapevolezza, dopo 6 giorni di ritiro ho lasciato Amritapuri con il mio amico Jens, diretti a Varkala, altra localita' di mare in Kerala, per una veloce riabilitazione. 

Al prossimo post, in diretta dalle scogliere!

venerdì 27 gennaio 2012

La via di mezzo.



Un Ashram e' la residenza del guru e della comunita' religiosa che ci orbita attorno. Amritapuri e' la residenza di Amma, una piccola donna dal grande cuore, che spende la propria vita abbracciando e confortando il prossimo, tra impegni caritatevoli ed umanitari di altissima rilevanza e discorsi ai potenti e alle masse (ha parlato anche alle Nazioni Unite) su quanto sia basilare l'amore incondizionato per se stessi ed il prossimo. L'Ashram di Amma e' qualcosa di spettacolare, la quantita' di persone di tutte le nazionalita' che lo affolla lascia interdetti, l'organizzazione e' metodica.
Il complesso e' costituito dal tempio, un salone con palco e balconate, fulcro dell'attivita' direttiva e spirituale, affollato di uffici nei quali i volontari si affannano affinche' tutto si muova senza incepparsi, da diversi edifici residenziali, palazzoni alti e gremiti i stanzette che vengono assegnate ai visitatori o vendute a coloro i quali desiderano risiedere all'Ashram, un'immenso auditorium di recente costruzione per gli eventi piu' affollati, le varie mense, indiana base, indiana su ordinazione, occidentale base e su ordinazione, vari chioschi dove aquistare oggetti vari, cibo, vestiti appropriati al codice dell'Ashram o tradizionali, frutta fresca, e poi varie strutture adiacenti, le cucine, un centro di ricerca ayurvedico con annesso ospedale, varie strutture scolastiche e i capannoni per il riciclaggio e il composting. A poca distanza c'e' anche una fattoria dove vengono coltivati gli ortaggi per il fabisogno del complesso, in modo biologico e naturale.

Quando si arriva la prima cosa da fare e' registrarsi e farsi assegnare un allogio, dopo di che se ci si ferma per piu' di un giorno occorre iscriversi al Seva, ovvero un volontariato al quale si dedicno almeno 2 ore giornaliere. Le mansioni sono varie, e coprono tutte le attivita' che permettono il funzionamento della comunita', che si basa interamente su questo sistema. Fatto questo si puo' partecipare ad un incontro di orientamento, nel quale viene spiegato il senso di tutto, vengono illustrate le norme da seguire e viene mostrato l'Ashram, in modo da capire come muoversi. 

Poi si e' finalmente liberi di assaporare l'atmosfera indaffarta ma pacifica, finemente organizzata e l'ambiente pulito, che e' cosa gradita in India.
La prima cosa che colpisce sono i visi delle persone. Ci sono tantissimi occidentali, famiglie con bambini, persone sole e gruppi di amici, indiani, studenti e studentesse con le classiche divise tradizionali che adoro, colori pastello e lunghi scialli di tessuti leggeri che svolazzano sui punjabi delle ragazze, tutte con capelli corvini lunghissimi e ben curati, trattenuti in code o treccie. Tutti con il cartellino di riconoscimento ad indentificarli come studenti delle universita' o delle superiori dell'Ashram. Ebbene su tutti i volti si legge rilassamento e leggerezza, allegria. Certo poi per una parte di quelle persone e' solo una presunzione, un tentativo di uniformarsi, di apparire piu' beati degli altri. Inutile dire che questi invasamenti riguardano solo gli occidentali.

Tornando a me ho preso il mio Seva, e insieme a Jens mi sono iscritto per il composting, ovvero il trattamento di tutte le sostanze organiche di scarto, cosi' da trasformarle in concime da usare alla Tulasi Farm, la fattoria dell'Ashram. Senz'altro danno un ottimo esempio di sostenibilita'.
Questo volontariato oltre alla funzione pratica ha anche una funzione spirituale, e' il cosi' detto Karma Yoga, e fa parte della filosofia dell'impegno disinteressato per gli altri. Ovvero lavorare duramente, senza aspettarsi niente in cambio, ripagati solo dalla consapevolezza di farlo per il prossimo. Questo, unito con le altre attivita' spirituali, come la meditazione, la recitazione dei nomi sacri della Dea (sono 1000!), la recitazione dei 300 nomi di Amma, il canto della sillaba divina OM - la vibrazione che permea l'universo, il canto delle preghiere tradizionali, la Puja, lo Ata Yoga, i vari workshop offerti dai volontari, e ce ne sono davvero tanti, dal potere della risata a corsi artistici a seminari sulle piu' sconosciute discipline orientali, costituiscono la "Middle way", la via di mezzo, ovvero la filosofia che Amma insegna. Secondo questa filosofia per raggiungere l'elevazione dello spirito e' necessario un costante equilibrio tra fisico e non fisico, il lavoro, l'apprendimento da una parte, la meditazione e la preghiera dall'altra. La completa dedizione, la devozione sfrenata, la privazione e l'annullamento della persona fisica per il raggiungimento dell'illuminazione non sono la via giusta per la quasi totalita' delle persone. Ma nonostante questo taluni sembrano non capirlo, e per gli invasati occidentali di cui parlavo avvolte il compiacimento del guru, con azioni e comportamenti non richiesti, sembra essere un'ossessione. La via di mezzo per molti e' un concetto oscuro, che come direbbe il mio simpaticissimo nuovo amico Saresh...

It's in the space between the "here" and "now". Nowhere

Un simpatico ed arguto gioco di parole.

Alla prossima, con nuove sulla vita all'Ashram e sul perche' me ne vado via prima del tempo, tornando alle spiaggie turistiche! Chalo!

giovedì 26 gennaio 2012

Amritapuri Ashram.

Dove ero rimasto? Dopo essere sbarcato dal battello su un porticciolo di recente costruzione ho preso un momento per osservare le alte strutture dell'Ashram Amritapuri. Immagino che per gli indiani sia davvero stupefacente, palazzi alti 15-20 piani, tinteggiati di fresco con le sfumature del tramonto, stretti tra un largo canale delle Backwaters e il Mar d'Arabia. Insieme a me aveva guadagnato terra una giovane inglese, April, che avevo notato subito a Kollam salendo sullo scalcinato barcone, ma con la quale ho scambiato qualche parola e conosciuto il nome solo durante l'attraversamento del ponte che collega la terra ferma al lembo su cui si ergono i palazzoni. Nonostante fosse cambiato molto dall'ultima volta che ci sono stato, tredici anni prima, ricordavo bene le strutture di base e visto che per lei era la prima volta mi sono preso la piccola soddisfazione di darmi le arie da frequentatore abituale, guidandola verso uno sperduto officietto per il check-in degli occidentali.
Li, insieme ad altri nuovi arrivi ho compilato il modulo per l'accettazione, consegnato il passaporto e ricevuto un cartellino lasciapassare da mostrare per accedere all'edificio dove si trovava la mia stanza, contenente tutte le informazioni per raggiungerla e la combinanzione del rudimentale lucchetto per accedervi. Insieme a me era stato assegnato alla stessa camera un signore alto e biondo da accecare, sulla 50ina, che scoprii quasi subito essere un fisioterapista danese di nome Jens. Abbiamo subito fatto amicizia quando mi ha detto di essere dispiaciuto per me che non avevo avuto la possibilita' di condividere la stanza con la mia fidanzata, o per meglio dire quella che lui credeva che fosse (parlava di April), e una volta chiarito l'equivoco tra il timido imbarazzo di April, per il quale mi sono sentito un poco lusingato, abbiamo parlato animatamente in inglese del nostro viaggio mentre cercavamo di raggiungere la stanza, al settimo piano del palazzo D.

Mi ha piacevolmente colpito la presenza di un ascensore, non me lo sarei aspettato da un luogo in cui si suppone che tutte le azioni quotidiane siano parte della stessa pratica spirituale, basata anche sulla rinuncia delle comodita' e sull'aiuto disinteressato. E' poco austero secondo la mia immaginazione, credo. Comunque, una volta raggiunto il piano ci siamo fatti strada lungo il dedalo di corridoi quasi bui -nonostante fosse da poco passato mezzogiorno- fino alla porta 8002. Dopo aver bussato con delicatezza ci ha aperto Maurizio, un messicano sui quaranta con un espressione tra il beato e il rassegnato, che in un perfetto inglese americano si e' presentato e ci ha dato il benvenuto. Anche lui come noi era un viaggiatore solitario e "backpacker". Per farla breve ci trovavamo li piu' per curiosita', ognuna personale, che per vera devozione ad Amma, al contrario della maggior parte dei numerosissimi occidentali che affollano i piani e le strade coperte di sabbia marina che percorrono l'area dell'Ashram.
La stanza e' molto spartana, le pareti sono macchiate dal tempo e dalle innumerevoli persone che hanno occupato quegli spazi, i letti sono durissimi, nel senso che il materrassino di fibra naturale, racchiuso in un involucro plastico marrone scuro e alto appena 6-8 cm poggia su dei ripiani metallici. Niente rete. L'istinto mi disse alla prima occhiata che la mia schiena ne avrebbe risentito, e ho avuto ragione. Il bagno e' rudimentale, con un ugello per la doccia e un water di quelli misti tazza/turca. Fuori dal bagno c'e' un piccolo lavandino, niente specchi, cosa che mi ha irritato a tal punto che ne ho comprato uno di tasca mia. Vista sul palazzo di fronte, deprimente.
Compreso nel costo della stanza, 200 rupie, ci sono anche tre pasti al giorno all'indiana, cosi' io e Jens decidiamo di avviarci verso la mensa, con orario 20.00-21.00, per sfamarci dopo la giornata frenetica tra bus, treni e battelli. Come mi pareva di ricordare il cibo e' piuttosto semplice, anche meglio, semplicissimo, che consiste in una mestolata di riso scottissimo e molto annacquato, servito con un rapido gesto rotatorio della scodella nel pentolone da un signore indiano che ha tutta l'aria di volersi trovare da un'altra parte, e un po' lo capisco vista la coda kilometrica che a ogni pasto si forma di fronte al pentolone, e da due o tre abbondanti mestolate di verdure poco identificabili, delle tonalita' del giallo e del rosso, ma caratterizzate da una piccantezza e una quantita' di spezie che le prime volte si fa difficolta' a sopportare. Menomale che esistono delle mense per occidentali con cibi piu' appetitosi, e che anche se li si deve pagare sono molto economici. Inutile dire che mi serviro' molto dell'alternativa a pagamento, concedendomi comunque un po' di sano masochismo a cena, perche' in fin dei conti finire il piatto di cibo indiano e' una soddisfazione di cui non mi voglio privare.

Alla prossima per un approfondimento sulla vita nell'Ashram e su Amma.

PS: ecco altri due spot nella variante indiana. Li ho trovati molto carini e ve li propongo.


mercoledì 25 gennaio 2012

Eppur si muove.

Dopo un po' di silenzio rieccoci qua, ma dovete perdonarmi, non avevo molto su cui scrivere. Fino a due giorni fa le giornate si sono susseguite abbastanza uguali, a Kovalam Beach. L'unica nota interessante e' che mi hanno spiaccicato il medio sinistro nella portiera di una vecchia Ambassador, auto anni '50 ancora molto diffusa tra i tassisti. Per fortuna data l'eta' del mezzo, la portiera non combaciava perfettamente, altrimenti considerato il pesante acciaio con cui e' costruita me lo avrebbe amputato, il dito. Pazienza, alla fine si e' gia rimesso in sesto, posso usarlo, con moderazione. Che poi gli usi del medio sono pochi, ma perdere la liberta' di mandare a quel paese la gente e' seccante. La cosa buffa e' che la carnefice e' stata una del gruppo di amici italiani, che data la mia reazione assolutamente composta, si e' sentita cosi' in colpa da scoppiare in lacrime. Soft kitty!
E' stato strano, nonostante il dolore lancinate non ho fatto una sola smorfia, e le ho gentilmente chiesto se poteva liberarmi la mano, che sanguinava ormai copiosamente. A pesarci bene non e' normale. Bah.

Comunque, ora mi sono finalmente mosso verso nord, con un bus scassatissimo, senza finestrini. Il che puo' essere piacevole durante il giorno in campagna, aria fresca e pura, ma alle 6 del mattino attraverso la citta' e' una vera tortura, freddo e smog, con zanfate potenti di fumi diesel che si levano ovunque dai numerosi mezzi pesanti che affollano la strada. Dopo il sole sorge, ci si lascia la citta' alle spalle e il viaggio diventa piu' piacevole, anche se scandito dai sobbalzi del mezzo sulla strada malconcia. Da Kovalam a Quilon (Kollam) me la sono fatta in bus, poi da li ho preso un battello governativo che fa la spola da nord a sud lungo le Backwaters, una miriade di canali e laghi, artificiali e non, che solcano il Kerala in quasi tutta la sua lunghezza. Un a bella esperienza sarebbe trascorrere una giornata su una delle caratteristiche Houseboat, bassi battelli tradizionali lunghi dai 10 ai 15 metri, sui quali viene allestita una struttura di foglie di palma intrecciate che li ricopre quasi completamente, creando all'interno una serie di spazi abitabili. Sono molto belli, con le coperture sapientemente curvate a creare riccioli e spioventi decorativi, e aperture ad arco per le finestre. Uno noleggia una di queste barche e per 24 ore si lscia accudire da una serie di inservienti, tra cui cameriere e cuoco personali.
Tornando al battello, dopo 3 ore di navigazione con sosta ad un ristorantino sul canale, sono arrivato all'Ashram di Amma. Fatto il check-in, mi sono diretto verso il mio blocco, per cercare la mia stanza, dove ho fatto la conoscenza dei miei compagni di stanza.
Il resto nel prossimo post!  

      

mercoledì 18 gennaio 2012

Challenging waves like there'no tomorrow.


Rieccomi!
Dopo un po' di silenzio ho fatto il pieno di cose da scrivere.
Partiamo dal titolo, difatti qua a Kovalam e' salito il vento, e arrivano sulla spiaggia dei bei cavalloni di 2 metri, che sono un vero divertimento. Fare a spallate con l'oceano ti fa sentire possente ahahah.
Ma la cosa migiore e' cavalcarli a nuoto, e per farlo occorre aspettare il momento giusto, appena prima che l'onda si infranga ci si fa portare su dalla risacca e appena ci solleva partire con le bracciate. Sono riuscito a fare planate anche di 50 metri. Arrivare fino alla fine senza farsi travolgere, sospesi sulla schiuma che ribolle tutto intorno da una grande soddisfazione.

Passando ad altro, ieri sono andato a trovare un'amica di famiglia che conosciamo da molti anni, lei e' Canadese ma ha vissuto in India gran parte della sua vita. Abita in una cittadina immersa nei palmeti, una zona residenziale che trasuda India da ogni pertugio. Erano piu' di 10 anni che non ci andavo e il flusso di ricordi e' cominciato appena lo scassatissimo rikshaw che mi portava ha imboccato la lunghissima via costeggiata da case indipendenti che mi avrebbe portato a destinazione. A differenza di molte strade indiane la non ho sentito nessun'odore spiacevole. Molte cose erano cambiate, a cominciare dalla strada asfaltata che ha preso il posto della mulattiera di terra rossa che c'era una volta. il feeling con il luogo era pero' inconfondibile. Infine, arrivato a casa sua, rivederla mi ha fatto un immenso piacere. Ho avuto anche l'occasione di conoscere un vivace gruppo di italiani ospiti da lei, con i quali mi sono sentito subito a mio agio. Tutte belle persone, davvero contento di averli incontrati.
Dopo una visita al mercato per acquistare verdure e spezie siamo tornati per cucinare.

Il pranzo e' stato fantastico, sulla tavola sapientemente preparata da 2 collaboratrici indiane di vecchia data, anche loro persone a me care da anni e anni, avevano posto riso basmati bnianco e alle verdure, banane di una varieta' piccola di cui non ricordo il nome, dolcissie, e una serie molto varia di salse e spezie per accompagnare il riso. Per finire pappadam, delle sottili cialde di farina di lenticchie fritte, gustosissime, ca sbriciolare sul riso o mangiare da sole. Un vero pasto indiano finalmente.
Prima di pranzo ho avuto una piccola avventura, durante un giro intorno alla casa sono passato di fronte al cancello di ingresso e con la coda dell'occhio ho scorto qualcosa di strano al lato della strada. Ecco cos'era:

Un vero cobra dagli occhiali a meno di 2 metri da me. Il serpente, lungo circa 1 metro e mezzo, incuteva in me fascino e timore al contempo. Proprio in quel momento e' sopraggiunta la mia amica sul suo motorino, era andata a chiamare il gruppo per il pranzo visto che erano andati a fare compere ai negozietti che ogni tanto si trovano sulla strada. E' successo cosi' veloce che mi ha colto impreparato e non sono riuscito ad avvertirla in tempo del pericolo, e quando arrivando al cancello e' passata a mezzo metro dal serpente gia' irritato per la mia presenza, ho sentito un tuffo al cuore. Un morso vorrebbe dire morire in pochi minuti, e con le strade/efficienza indiane non c'era certo da sperare nei soccorsi. Per fortuna il cobra e' stato come me preso alla sprovvista e non ha mosso un muscolo. Appena il motorino e' passato pero' e' strisciato velocemente dall'altra parte della strada, infilandosi nel cancelletto d'ingresso dell'abitazione di fronte.

Ne e' seguito il caos, con noi che urlavamo per avvertire i vicini, questi che si precitavano fuori, le donne impaurite, una vera bolgia. Il tutto ha portato a una caccia al serpente a suon di sassi, fuoco e bastoni, che e' poi stata fatale per la bestia. Una randellata ben assestata e l'allarme e' rientrato, con il sollievo di tutti e qualche mormorio a causa della superstizione che gira intorno a questi animali. Prima che qualcuno pensi che e' stato sbagliato uccidere il serpente, tenga a mente che eravamo nella zona residenziale, con case piene di bambini piccoli che sono soliti giocare fuori a piedi nudi, ma che per fortuna in quel momento erano tutti alle rispettive tavole per il pasto. Se non si fosse fatto quello che e' stato fatto qualche piccolo indiano poteva rimetterci la vita, o alla meno peggio una gamba (se si fa in fretta ad amputare si puo' evitare la diffusione del veleno). E' stato un bene cosi'. Sono creature bellissime e che andrebbero protette, ma finche sono nella foresta. O al massimo se c'e' qualcuno in grado di catturarli in sicurezza e riportarli nel loro ambiente.


Per finire, verso sera ho accompagnato il gruppo di italiani a mangiare il pesce a Kovalam, come al solito una vera prelibatezza. E con questo sono 3 sere di fila che mi ingozzo di pesce. Mannaggia.

Alla prossima.

PS: vi lascio con il bellissimo -a mio vedere- spot della coca-cola sulla tv indiana. Un'iniezione di ottimismo.


lunedì 16 gennaio 2012

Gamberoni serious business.


Con i miei nuovi amici l'altra sera siamo andati a mangiare il pesce. Qua a Kovalam la cosa e' particolarmente sfiziosa, fuori da ogni ristorante organizzano un banchetto con il pescato locale del giorno, quindi scegli quello piu' fornito, contratti con il mediatore all'esterno, scegli i pesci e te li cuociono allo spiedo. Una vera delizia. Se non fosse che nel nostro gruppo c'era Justin, ragazzo australiano scriroccato come pochi. L'ordine si componeva di: 1 Tiger Prawn (gamberone) e 1 Jumbo Prawn (gamberone piu' grande) a testa, una porzione abbondante di calamari e un Butter Fish (una specie di pesce rosso gigante) da 3 kili minimo. Purtroppo pero' all'arrivo dei piatti in tavola  e' montato il malcontento a causa del sospetto che i mega gamberoni fossero stati sostituiti con dei semplici e piu' economici gamberoni, e per la porzione di calamari veramente povera.


Justin da buon british si e' fatto carico della responsabilita' di presentare le lamentele al cameriere. E' arrivato addirittura a prendere le teste dei gamberoni dai piatti per confrotarle con quelle sul banco all'ingresso, non che' a fotografare tutti i piatti come prova. Io e il mio amico peruviano, Gustavo, probabilmente a causa della nostra origine latina, assai piu' accomodante e bonaria, eravamo invece rilassati e soddisfatti della cena, ma abbiamo comunque dovuto osservare impotenti la scena di Justin versus Il Ristorante, con mezze urla finali in fase di pagamento. Allucinante e esilarante al tempo stesso. Senza contare poi che durante la cena siamo stati intrattenuti da storie di sbornie finite male. Che serata.

In ogni caso sono contento di aver conosciuto ognuno di loro, tutte persone davvero interessanti e di compagnia. Adesso ho almeno altri 5 posti nel mondo da visitare!

sabato 14 gennaio 2012

Mare mare ma... Oceano.

Oggi giornata  tranquilla, sveglia alle 5 (come sempre da quando sono qui, il sonno mi coglie alle 8-9 massimo), decompressione, lettura, toilette, dalla terrazza della camera osservare l'alba e gli indiani che goffamente imitano la moda del jogging zampettando sul bagnasciuga, osservare ancora, cani che si litigano e giocano, pescatori che tirano le reti, fine della contemplazione.
Qualche esercizio, roba che non face da un anno ( :D ), flessioni, addominali, un male pazzesco.
Sciacquata veloce e via per la colazione, che vista la cena saltata il giorno prima, pregusto sostanziosa. Si comporra' infine di:
  • Porridge 
  • succo d'ananas fresco
  • Herbal tea
  • 2 uova al tegamino
  • 3 toast tostati con burro e marmellata
  • 1lt d'acqua
Prezzo: 190Rs (quasi 3 euro).
Ho deciso di concedermi la mattinata in spiaggia, e mi sono sentito talmente ispirato da farmi un bagno. Mi sa che nevichera' (da voi).
L'acqua e' splendida, caldissima gia' alle 10 del mattino, il venticello aiuta a sostenere il sole per l'obligatoria abbronzatura.
Stasera andro' a cena con un gruppetto multiculturare, gente da mezzo mondo, tra cui un peruviano che era prtito per il sud africa, poi gli e' venuto lo schizzo  ed e venuto in india. La cosa buffa e' che il volo di ritorno ce l'ha da Cape Town, il che vuol dire che triplichera' la durata del rientro. Crazy guy!
Oggi sono conciso, ma non c'e' poi molto da raccontare.

Ah una cosa ci sarebbe, sempre fare attenzione ai venditori ambulanti, se non comprate usando come diversivo un "non ora, magari dopo ok?" quelli la prendono come una promessa con lo sputo, e vi verranno a cercare ad intervalli regolari, per ricordarvi il vostro impegno.

Fin (per oggi) 


venerdì 13 gennaio 2012

Terzo giorno.

Visita in citta' oggi.
Trivandrum, o per i piu' temerari Thiruvananthapuram.
Beh ecco una serie di cose piu' o meno carine.

Essendo un occidentale era ovvio che attirassi gli sguardi della gente, pero' mai mi sarei aspettato che la loro attenzione si concentrasse in buona sostanza su...quello che indossavo ai piedi! Che sia una sorta di feticismo? Oppure le scarpe che indossi ti categorizzano, visto che qua hanno la passione per le caste? Fatto sta che avevo su un paio di Crogs nere, e questo mi e' parso che abbia contrariato piu' di una persona. Era come se si aspettassero minimo degli stivali di coccodrillo. Pazzesco.

Altro giro. Durante il mio pellegrinare per le viuzze del centro, ho notato una cosa molto simpatica. Sono capitato nella via delle ferramenta presumo, perche' una miriade di negozi, dai 2 metri per 2 ai 3 piani vendevano tutti gli stessi prodotto. Ti serve una sega a nastro? Bene, 10 negozi vendono solo quelle, seghe a nastro di tutti i colori e dimensioni. Una scala? Ecco qua il negozio di scale, solo scale. Per me che vengo dal mondo del tutto ovunque, in sovrabbondanza, e' un effetto un po' strano, sembra che il consumismo sia andato di traverso da queste parti, producendo situazioni davvero buffe, probabilmente complice anche la crescita spropositata che sta avendo l'india. Li vedi in bici scassata, con un perizzoma e una camicetta, ma spesso con l'ultimo smartphone uscito. Anche le pubblicita' in tv contribuiscono a dare questa sensazione, perche' reclamizzano prodotti che cozzano terribilmente con la realta' in cui sono inseriti nel girato della pubblicita' stessa. E ti capita di vedere la top model per l'Oreal vestita all'occidentale coi capelli liscissimi uscire dal salone di parrucchieri e camminare su una strada mezza rotta con passanti in perizoma e richshaw che sfrecciano disordinatamente. Indimenticabile.

Passiamo alle locandine dei film, dico solo che ho trovato una chicca indecifrabile, ve la propongo:



Che ne dite? Tamarro sul trono, anfibio in primo piano e guardie svizzere sullo sfondo. Non oso immaginare di cosa parli...

Dimenticavo i pescatori! Qua a Kovalam le barche a remi escono la sera, posano a largo una rete di un chilometro, le cui estremita' terminano ai lati della spiaggia. La mattina presto, prima che i turisti sciamino in spiaggia, questi omini ossuti ritirano a mano le reti, in una sorta di tiro alla fune con le correnti oceaniche. Questo sforzo immane dura quasi 2 ore, e stamattina mi e' capitato di assistere. Mano a mano che la rete stringeva in cerchio avvicinandosi alla riva, sempre piu' curiosi si sono avvicinati per osservare, tanto che a fine operazaioni c'erano almeno 50 persone. Purtroppo pero' come la sacca e' stata tirara a riva, si sono resi conto tutti che il bottino erano si e no 5-10 kili di pesce. In meno di un minuto si sono dileguati tutti, come a voler risparmiare l'umiliazione ai poveri pescatori che avevano tirato come muli tutto quel tempo. Mi e' davvero dispiaciuto per loro.

giovedì 12 gennaio 2012

DO.NOT.PANIC. #2

continua da #1



Arrivato a destinazione scopro con enorme piacere che la persona con la quale mi ero accordato si e' dimenticata di me. Tutto spangato. Ottimo.
Decido allora di andare sul sicuro, e spiego all'autista aspirante suicida che mi deve portare a Kovalam Beach, che come il nome lascia intendere e' una rinomata localita' turistica.
Eccoci quindi di nuovo in strada, e che strada! Non avendo la minima cognizione di dove andare il mio sedicente driver e' costretto a chiedere informazioni ad ogni angolo, e qualche buontempone vedendo un'occidentale fresco fresco decide di consigliarli una specie di scorciatoia. Quel che mi aspetta sono kilometri di mix asfalto|buche|sterrato, a passo d'uomo. Noto con piacere che il signore alla guida comincia ad essere pentito di avermi caricato... Probabilmente credeva fosse un viaggetto facile e strapagato di un turista qualsiasi.
Piccole soddisfazioni.

Dopo una ventina di minuti di sobbalzi (ma con un paesaggio e un profumo splendidi, in mezzo ai palmeti da cocco) finalmente ci immettiamo nella strada che avremmo dovuto fare dall'inizio, quella principale, "scorrevole" e senza buche.
Arrivo a Kovalam. La prima cosa da fare e' trovare una stanza, la stanchezza del viaggio comincia ad essere insostenibile, la temperatura e' sui 28 gradi, il tasso d'umidita' sul 200% (possibile?). Ancora una volta mi affido al mio prezioso nuovo amico, che mi conduce a un wannabe hotel sulla strada, dove verro' spennato. Spero di abbronzarmi il piu' velocemente possibile, la pelle chiara ti trasforma in un albero della cuccagna che tutti vogliono scalare. Comunque il sonno e' troppo, i capogiri non mi danno tregua e quindi, dopo una serrata contrattazione, la minaccia di andarmene, essermene andato e poi tornato, riesco a scendere di misere 200Rs (quasi 4 euri) su 1800Rs. Da notare come un prezzo ragionevole di media sarebbe tra le 500 e le 800Rs. Pazienza. Ah ovviamente avevo precedentemente chiesto di visitare la stanza, che sul listino viene definita Delux (senza la "e" finale, che sia voluto?). Vi assicuro che di Delux non ha niente, ma se non altro il letto sembra buono, ha un ventilatore e un moderatamente funzionante condizionatore (che scopriro' non servire a niente). 
Il tanto agognato riposo arriva, e anche se a causa del viaggio faccio fatica a prendere sonno nonostante sia esausto, una volta addormentato mi faccio 2 ore filate. Che goduria.

Il rumore che viene da fuori e' piuttosto fastidioso, alla fine siamo a meta' giornata e le attivita' fervono, quindi dopo essermi svegliato, lavato viso e denti, esco fuori a procurarmi qualche genere di prima necessita', shampoo, sapone, carta igenica, un paio di ciabatte.
Scendo in spiaggia e mi sembra di tornare indietro di 13 anni. Il faro bianco e rosso e' ancora li, la spiaggia e' fantastica, mi ricordo ogni singolo scoglio. Bello.
Passeggiata sul lungo mare, dove una miriade di negozietti offrono chincaglierie d'ogni genere, ovviamente a prezzi misura occidentale, non vogliono mica darvi l'idea di essere in un paese dove lo stipendio di un impiegato e' 150 dollari. Ci sono anche una moltitudine di ristoranti con terrazza vista mare, e i proprietari vi fermano davanti ad ognuno esponendovi il menu'.
Intanto trovo un internet point, scrivo un po', faccio 2 chiacchere col padrone, che scopro poi essere anche un'affittacamere. Il prezzo che mi propone e' buono diciamo, 1000Rs, chiedo di vedere la camera. terrazza sul mare, niente aria condizionata ma 2 ventilatori, bel letto, pulita. Presa per il giorno dopo.

Con gli orari sfasati a causa del jetlag comincio ad avere fame, quindi dopo un po' di approcci da parte dei PR dei ristoranti scelgo quello piu' simpatico, mi siedo e ordino del Khandali Fish, Plain Chapatti e del Nan.
Il Khandali Fish e' una specie di stufato o spezzatino di pesce, un grosso pesce a giudicare dalla carnosita' dei pezzi, verdure miste e spezie in abbondaza, una vera prelibatezza. L'ideale con le pietanze brodose e' il Chapatti, una specie di piadina a base di farina e acqua, cotta su una piastra. Infine in Nan e' simile al chapati, solo differente farina e differente cottura (in un forno particolare), insaporito poi con del burro. Il tutto accompagnato da una gelatissima bottiglia d'acqua liscia, sigillata. Dopo cotanto banchetto mi avvio un po' rincuorato verso il mio alberghetto, dove mi aspetta una dormita di proporzioni bibliche. Previa doccia.

mercoledì 11 gennaio 2012

DO.NOT.PANIC. #1



Sveglia alle 4:30 del mattino. Aereoporto, attesa un'ora. Volo per Roma, scomodissimo, un'ora. Aereoporto di Fiumicino, attesa 5 ore. Volo per Dubai, 5 ore. Aereoporto di Dubai, 5 ore. Volo per Trivandrum, 4 ore. Taxi incompetente, 2 ore e mezza. Per un totale di 23 ore e mezza senza 10 minuti di sonno.
Per carita' e' stato interessante, sono salito su un Airbus 380-800, cosi mostruosamente grande da farmi temere che non ce la facesse a decollare, sono passato per lo sfarzo di Dubai, dove a quanto pare la corrente costa poco, vista la quantita' snodata di luci che usano per illuminare strade e palazzi. No la verita' e' che sono ricchi da far schifo, ho visto piu' rolex in 5 ore che in tutta la mia vita. Infine, a prepararmi psicologicamente per il dopo, ho volato sull'aereo piu' scomodo di sempre, stretto in un'economy da pigmei, con una r***a in c**o che ha reclicato il sedile su di me da subito, costrindendomi all'immobilita' su una poltrona concepita da un fottuto sadico, per 4 ore suonate. Ero convinto che sarei collassato per i trombi.

Ma alla fine di ogni volo si atterra, si sbrigano le incombenze al banco immigrazione, si attende il bagaglio per un'ora lasciandosi andare a pessimismi cosmici, e finalmente ci si aspetta che il peggio sia passato. Ma invece il fato e' beffardo, e ti mette elle mani di un tassista che parla solo malealam, con la passione per il suicidio al volante e una conoscenza nulla delle strade.

Devo dire che pero' il viaggio in taxi mi e' piaciuto, il traffico caotico di citta' e' indescrivibile, la segnaletica e' assente, i semafori non eistono, e tutti fanno un po' come vogliono. Ma mentre in Europa il risultato di tale situazione sarebbe una strage, qua stranamente non succede niente. Ti avvicini molto al Nirvana, affidi la tua anima a chicchessia, ma alla fine sopravvivi. Non guidero' mai in India.

Il viaggio oltremodo lungo in taxi mi ha dato anche modo di annusare l'India, e come vi dira' chiunque ci sia stato, questo e' un paese di contrasti, anche nelle puzze. Essenzialmente i tutto si riassume in momenti piacevoli ed altri disgustosi, secondo lo schema:

Odore gradevolissimo di spezie > putrefazione > spezie > plastica in fiamme > spezie >olio di cocco.

Ripetuto all'infinito, non necessariamete in quest'ordine. Quindi se vi va male, potreste beccare 100 metri di pestilenza, che vi faranno temere per la vostra vita anche piu' dell'autista.

Fine parte 1, a domani col il seguito.

PS: se vi state chiedendo che fine abbiano fatto gli accenti, sappiate che queste tastiere non li hanno, e non ho voglia di smanettare con un pc il cui case e' probabilemente veicolo di tetano.

PS2: Appena trovo un pc con una USB funzionante metto anche delle foto.